Campionessa del mondo a squadre
08/10/2009
A cinque anni di distanza dall’ultimo titolo mondiale a squadre conquistato a New York, le fiorettiste italiane tornano sul tetto del mondo. Con una formazione quasi identica a quella “americana” di cinque anni fa (Errigo al posto della Trillini) e dopo anni di dominio a livello individuale, le ragazze del fioretto hanno lasciato alle squadre avversarie solo le briciole.
In sequenza le italiane hanno battuto negli ottavi di finale le fiorettiste della Gran Bretagna 45-23. Le azzurre sono state sempre in vantaggio, nonostante un parziale recupero delle inglesi a metà match. Nei quarti di finale, l’Italia ha battuto la Corea del Sud 45-35, rimanendo dal primo fino all’ultimo assalto in vantaggio. Ancora un’altra vittoria netta 45-27 sulla Romania e le azzurre sono volate in finale, dove hanno affrontato la Russia.
Per Margherita e compagne, dopo un individuale non esaltante, era atteso il riscatto con l’oro a squadre. Ed è arrivato, con una impressionante prova di potenza. Margherita Granbassi con la nuova medaglia d’oro al collo può cancellare una stagione tribolata. Un infortunio a un dito della mano destra l’ha costretta a saltare gli Europei. Si è presentata ai Mondiali di Antalya con un’ottima condizione atletica ma tecnicamente non poteva essere al massimo.
Settimane di allenamenti perse, dolori al dito che ora probabilmente la costringeranno a sottoporsi a un intervento chirurgico. È il motivo per cui, dopo essere salita in pedana dagli ottavi fino alle semifinali, non è stata rischiata negli assalti della finale dal ct Cerioni. A bordo pedana la triestina ha accompagnato con consigli e un tifo da ultras le tre compagne di squadra nella loro marcia trionfale contro la Russia (45-33).
Per Margherita si tratta della quinta medaglia iridata (tre ori, uno individuale e due a squadre e due argenti, uno individuale e uno a squadre).
Queste le sue dichiarazioni: «Volevamo rifarci della gara individuale. Io e Valentina Vezzali, la sera dopo l’individuale, ci siamo ritrovate a parlare da sole, libere di tirar fuori ciò che serbavamo. Avremmo sicuramente preferito parlarci con la medaglia al collo, o magari insultarci perché l’una l’aveva tolta all’altra. Le parole che ci siamo dette mi hanno lasciato un segno: non siamo “migliori amiche”, ma il nostro rapporto è figlio di un profondo rispetto reciproco. Quella sera abbiamo stretto un patto: non svelerò i misteriosi e lunghi dialoghi a cui abbiamo dato vita, ma la frase con cui ci siamo congedate è questa: noi e il fioretto femminile non possiamo tornare a casa senza l’oro, ora si volta pagina e si pensa alla squadra. Questa medaglia mi ripaga degli sforzi fatti per essere in pedana, nonostante l’infortunio alla mano. Aver eliminato le coreane, probabilmente dopo di noi la squadra più forte, ci ha dato la carica anche per gli assalti successivi».